Luigi Geminiani, per tutti ...
Pablo

Non si potrebbe immaginare il G.A.D. senza Pablo: ne è stato il Fondatore nel lontano 1947 (assieme agli amici Otello Prati, Oscar Montanari e Ferdinando Fariselli), l'Attore più acclamato, il Presidente ed il Regista, fino alla sua scomparsa nel 1989.

Luigi Geminiani, per tutti ... Pablo

Come regista, ha diretto la Compagnia dal 1959 al 1989, conferendole una veste più popolare o, per meglio dire, più folcloristica. È dapprima il tempo della ulteriore valorizzazione di Marescalchi come autore acclamato del nostro teatro dialettale, poi quella del lancio di un nuovo talento: Ermanno Cola di Faenza. Giova ricordare pure che sono di questo periodo tante indovinate traduzioni di Fariselli e Vespignani di commedie del ferrarese Pitteri; e pure i due lavori del ravennate Bruno Gondoni, il quale, nel teatro cosiddetto impegnato, si è rivelato eccellente. Di rilevante importanza pure alcune riedizioni del concittadino Corrado Contoli di cui una in occasione del trentennale della fondazione della Compagnia.

 

Pablo ripreso durante un passaggio del divertentissimo "monologo" in cui rappresenta l'ubriaco, che, armato del fedele fiasco si abbandona a divagazioni varie su un immutabile lirico argomento, quello del vino; il vino di Bordeaux nel bagno della Principessa, il vino della messa del prete ed infine il vino nella visita del medico che gli aveva diagnosticato grave idropisia ("lo us sbaglia; int'la mi panza, dl'acqua, a ni n'ho mes mai gnanca una goza")

 

     

1989: Pablo ci lascia. Si continua nel suo nome

La malattia che l'ha tormentato negli ultimi tempi e che, per quanto possibile, aveva tenuto nascosto, non gli dà scampo.

La notizia ci coglie impreparati e tutti, indistintamente, accusiamo il colpo. La prima reazione, forse dettata dalla emozione, è quella di lasciar perdere. Ma dopo qualche tempo, a mente fredda, ritorna in noi tutti il desiderio di andare avanti.

II Gad deve continuare a vivere nel nome suo, di Pablo, e per Lugo.

Siamo convinti che a Pablo, se abbandonassimo, faremmo un grande, enorme torto. Purtroppo da subito si avverte che la sua assenza pesa oltre il pensabile.

Al di là del vuoto affettivo, adesso cominciamo ad avvertire la mancanza di un leader, di un uomo carismatico, coinvolgente e travolgente come soltanto Pablo poteva e sapeva essere. Forse era inevitabile che succedesse, ma ci troviamo improvvisamente privati di qualcosa di troppo importante.

Capita spesso, purtroppo, che il valore di qualcuno si avverta proprio nel momento in cui viene a mancare. E il vuoto lasciato dal grande, inimitabile Pablo lo avvertiamo subito.

Comunque nel nome suo dobbiamo e vogliamo proseguire. 

Parecchi anni sono passati da quel 1989. Certo ... ci sono stati momenti difficili, forse altri ce ne saranno, ma la passione che Pablo ci ha trasmesso fa sì che affrontiamo le avversità con lo spirito di continuare la sua opera nel miglior modo possibile, per sentirci degni di rappresentare il G.A.D. Città di Lugo.

  

Un ricordo speciale: le parole della moglie Rina

Intervista tratta dal libro "G.A.D. Città di Lugo - 50 anni di vita teatrale 1947-1997"

Eleonora Bertazzoli (Rina) ricorda... Rina e Pablo ad una festa del G.A.D.

«Di buon grado, seppur con evidente emozione, Rina, moglie di Pablo, allo scadere dei cinquanta anni di vita del GAD, accetta di parlare di quella che è stata la creatura messa in piedi e sostenuta dal talento e dalla volontà del suo Pablo, attore spesso inimitabile per estro e vocazione, regista per meriti reali. L'incontriamo di sera nella sua accogliente abitazione di Ravenna. Ci riceve con vera gioia. Da subito, si ha l'impressione che l'occasione le dia la possibilità di rivivere momenti che sono appartenuti alla sua vita e che sono ormai diventati corredo del suo vivere. Fatica un po', forse anche frenata dalla bramosia di dire tutto e in fretta, a mettere ordine nei ricordi, ma poi, un po' alla volta riesce a riannodare i fili di un discorso che per lei ha significato partecipazione, emozioni, dedizione.

Scopriamo così che i veri fondatori del GAD furono, nell'ormai lontano 1947: Fariselli, Montanari, Vespignani, Geminiani. "All'inizio - dice - siamo partiti senza niente, 'smané, senza una lira, si provava allora nella bottega di Otello Prati. Pablo era a quel tempo un semplice, normale attore, il ruolo di regista era ricoperto da Bedeschi, un uomo ammirevole e bravo".

Come siete riusciti ad imporvi, a farvi conoscere?

"Nei primi tempi abbiamo fatto cose incredibili, cose tipiche dell'incoscienza giovanile, animati solo dalla volontà di stare assieme per fare qualcosa che potesse far ridere, che portasse una ventata, magari un attimo soltanto di buon umore. Ricordo che andavamo via con un carretto - propri un carèt - su cui caricavamo tutto il nostro corredo di teatranti: un po' di scene rudimentali, quattro stracci, un comodino, d'altra parte l'ho già detto, non avevamo un soldo quindi dovevamo per forza adattarci. Eravamo però - continua - sempre in giro, anche perché allora c'erano più teatri di adesso, e soprattutto c'erano meno possibilità di divertimenti. Piangipane era la sede della nostra prima".

E lei che ruolo aveva?

"Io li seguivo, a quel tempo non recitavo ancora, e mi toccava il ruolo di pubbliche relazioni (coma cus dis adess), rispondevo alla gente che ci aveva visto arrivare e con curiosità veniva a chiedere. Era gente preoccupata di non capire perché spesso o quasi sempre credeva si trattasse di uno spettacolo di burattini (allora in voga) e il teatro a loro, a quei semplici, ma genuini cittadini, sembrava cosa troppo alta, difficile".

La prima commedia rappresentata?

"Fu "Addio giovinezza", diretta da Bedeschi. Dopo i primi incontri nella bottega di Otello ci trasferimmo per le prove nel cortile dietro casa mia".

Ma a Lugo esistevano altre compagnie?

"Prima della guerra c'era una compagnia in lingua italiana che faceva capo ai Salesiani, lì aveva cominciato Pablo".

La commedia più bella che avete rappresentato? 

"La cartela meladeta".

Il suo rapporto con Pablo attore?

Ride quasi divertita poi, dopo un attimo di riflessione replica "Una sera litigammo di brutto e io non volevo più uscire per il secondo atto. Ho però ricordi che rivivo con un piacere unico; ripenso all'emozione che mi colse quando Pablo fu premiato nel 1955, al "Premio città di Cervia", con una medaglia d'oro (27 grammi, coniata a Firenze e rappresentante le tre simboliche maschere). Adesso la conservo in cassaforte in banca assieme agli altri preziosi. Non vorrei si pensasse che sono preoccupata per l'oro, quello che veramente ha valore è il fatto affettivo".

La scelta degli attori?

"Sotto questo aspetto spesso mi sono trovata in disaccordo con Pablo perché se è vero che sono "una mezza" cagna a recitare è altrettanto vero che ho orecchio raro per le voci e siccome Pablo assegnava i ruoli in modo per me strano, allora mi facevo sentire... ho la presunzione di conoscere le persone dalla voce, è una specie di istinto... Le voci stonate, senza ritmo e senza tempo, prive di inflessioni... che disastro!!!"

E col ricavato?

"Gite, belle gite! giro delle Dolomiti, giro dei laghi poi Austria, Francia, ma non poteva durare perché ognuno di noi aveva impegni di lavoro e famiglia per cui ad un certo momento si passò alla suddivisione del ricavato che avveniva sulla base delle presenze.

Noi non volevamo fare del professionismo, ma soltanto divertirci, anche se di uno stesso spettacolo abbiamo dato ben 150 repliche, una cosa eccezionale, quasi incredibile".

Uno dei ricordi più belli?

"11 Dicembre 1955, Pablo a Bologna vinse il primo premio come interprete protagonista con questa dedica "salutiamo in te il miglior attore dialettale", l'opera rappresentata era La camisa d'la Madona".

Come vede il GAD oggi?

"Al Rasi di Ravenna con "A voi andé in paradis " mi avete lasciato un'ottima impressione. Spero vi faccia piacere sapere che siete piaciuti tantissimo al pubblico presente in sala. Io ho avuto occasione di raccogliere i commenti e di tanto in tanto si alzava una voce a scandire "quist ie brev". Gioivo per voi e un po', se me lo concedete, per quell'uomo che ancora vive in me, per Pablo.»