Dalla Filodrammatica Lughese al G.A.D. Città di Lugo

di Domenico Bedeschi

«Lugo, ancora prima della Guerra, coltivava con modestia ma appassionata volontà, le espressioni dilettantistiche che alcuni gruppi di cittadini spontaneamente con vivo impegno approntavano. In quei tempi fiorivano i teatrini parrocchiali e di educandati dove si recitavano testi per soli uomini o per sole donne, ed ogni teatrino esprimeva al suo pubblico, in modeste sale sempre gremite, vicende di storia, di vita, di sogni. Quasi sempre, in questi teatrini, emergeva qualche voce più sicura, qualche maniera più precisa nell'esprimere ed allora si delineavano i primi quasi-attori, gli interpreti più cari al pubblico che, ridendo o piangendo a seconda della vicenda, calorosamente applaudiva.

Il collegio dei Salesiani aveva un proprio teatrino interno, una propria Filodrammatica, un proprio assiduo pubblico che, attento alle vicende de "I due Sergenti" avrebbe senz'altro ripudiato qualsiasi altro maggiore spettacolo. I collegi delle Ancelle del Sacro Cuore, del San Giuseppe, il Circolo Cattolico "Silvio Pellico" anche loro provvisti di proprio teatrino, non erano di certo inferiori ai Salesiani. L'attività di queste piccole espressioni dilettantistiche si svolgevano prevalentemente nei periodi di Carnevale ed in tono ridotto nella stagione invernale.

Da questi nuclei ogni tanto, a sprazzi, una improvvisa formazione estranea richiamava gli elementi migliori per tentare una recita notevolmente diversa come contenuto e vicenda da quelle usuali in quanto uomini e donne divenivano assieme protagonisti affrontando con incerta sicurezza atteggiamenti e modi completamente nuovi. Le intenzioni, se pure modeste, erano certamente ardite e gli autori preferiti furono: Camasio e Oxilia (Addio Giovinezza), Niccodemi (Spampolo, Maestrina), Giacosa (Come le foglie, Tristi amori), Zorzi (La vena d'oro, In fondo al cuore), Morais (L'avvocato difensore).

Un notevole ed audace strappo da questo genere romantico e gioioso, avvenne sotto la guida di Leo Valli affrontando Piradello (La patente) e Maeterlink (L'intrusa). Per questo caso davvero eccezionale per la singolarità dei testi affrontati, la preparazione fu dura e faticosa e, per la prima volta, fu affrontato e risolto il problema dell'allestimento scenico.

Come tutte le manifestazioni allestite fuori dall'ambito dei citati teatrini, anche questa giunse al palcoscenico del teatro Rossini, coronando con successo la paziente e lunga fatica di tutti colore che, rinunciando a passatempi e divertimenti, avevano liberamente e spontaneamente concorso a risolvere i molteplici problemi. Arrivare a quel palcoscenico era, non solo un ambito successo, ma anche un segno notevole di progresso, di maturazione, sia per il prestigio, sia per i notevoli mezzi che si imponevano sia per il pubblico, diverso da quello degli accennati teatrini.

Coloro che in questi tempi aderirono a questa attività, prestando la loro appassionata fatica, furono parecchi: la signora Wanda Cocci-Ballardini, l'avvocato Giuseppe Seganti, i fratelli Cavallazzi col loro padre, Gigetto Balestra, Corrado Contoli, Ester Ricci Lucchi, Nino Zauli e signora, Leo Valli, Ettore Zanotti, lo scrivente (Domenico Bedeschi) e molti altri di cui sfugge il nome.

Poi venne la guerra ed anche questa attività si dissolse nella immane tragedia.

filodrammatica.gif (52756 byte)

Alcuni anni dopo, per iniziativa di alcuni amici, il seme che sembrava disperso generò un nuovo virgulto che però prese una diversa direttiva orientandosi decisamente verso il teatro dialettale. Il teatro Rossini, rimasto pressoché incolume, divenne il cenacolo di una sparuta compagnia di dilettanti che ripresero con lena e coraggio l'attività filodrammatica.

In quei tempi valse principalmente la collaborazione dell'avvocato Giuseppe Seganti, autore di numerose commedie dialettali delle quali, qualcuna, già recitata con successo in uno dei predetti teatrini (La Famèja d'Garlindon - Avlèn fèr un monument). La paziente, amorosa e valida collaborazione dell'avv. Seganti, la pungente arguzia di alcune sue commedie (E randèl in se nôs - Piron ingavagné) e l'autentica passione di quel piccolo gruppo di dilettanti, portò a veri e propri successi, sì che le recite si spostarono a teatri di comuni limitrofi o vicini (Bagnacavallo, Fusignano, Faenza, Ravenna, Forlì). Al faticoso ma promettente esordio successe un continuo e laborioso avvicendamento per l'allestimento su altri testi, sempre basati su vicende preferibilmente gioiose. I successi continuavano e una notevole affermazione si ebbe con l'invito per una recita in un sala del Circolo della Stampa di Bologna.

Il piccolo nucleo s'era infoltito e si potevano così affrontare più ardui impegni e protagonisti e collaboratori, validi ed appassionati nel loro specifico compito, non conobbero fatiche e disagi. I loro nomi, stampati sui manifesti e nelle locandine che si andavano disseminando, ancora oggi li ricordiamo: Luigi Geminiani (Pablo) e consorte, Otello Prati, Anna Plazzi, Maria Vespignani, Luigi Vespignani (Gigetto), Giuseppina Medri, Vittorio Seganti, Pietro Resta, Edgardo Zannoni, Natale Baldi, Paolo Casadio, Antonio Cricca e lo scrivente.

Luigi Geminiani, Clara Signori, Oscar Montanari, Luigi Vespignani, Laura Seganti, Francesco Fariselli

Nell'avvicendamento delle lunghe fatiche intraprese, oltre alle commedie dell'avv. Seganti seguirono: "Al Tatar" di Eugenio Guberti, "L'avuchet difensor" riduzione da Morais, "La cartèla maledeta" riduzione da Colantuoni, "E Pasador" riduzione da Donini e Zorzi.

Il gracile virgulto nato dal piccolo seme s'era fatto vigorosa pianta e lo è tutt'ora, alimentata da nuova e giovane linfa.»

Domenico Bedeschi

 

... e da allora, oltre 50 anni sono trascorsi e tante persone hanno condiviso il cammino della compagnia, creata nel lontano 1947 da quel gruppo di amici.

A loro, i componenti del G.A.D. Città di Lugo degli anni 2000 ripensano con rispetto e gratitudine e dedicano il loro impegno nel proseguire quel sogno nato tanti, tanti, tanti anni fa...